martedì 26 novembre 2013

Dieci anni di tempo

Rinnovare la carta d’identità è presa di coscienza. Ieri mattina, mi sono alzata di buon'ora, sono andata a fare le foto e mi sono avviata verso il municipio. Una volta dentro, ho preso il mio numerino e ho dovuto attendere 19 rinnovi di carta d’identità: il tempo necessario per passare in rassegna i miei ultimi dieci anni di esistenza.

Un velo di tristezza ha coperto il mio volto. Tanto per cominciare la mia pelle era molto più tonica, gli occhi meno appesantiti e il sorriso aperto. In questa foto, invece, non ho neanche sorriso. Col passare di due lustri, ho maturato (sconsideratamente) che per le foto d’ordinanza non sia necessario sorridere. Dopo averla fatta, mi sono pentita di non avere sorriso. In fondo, non avrei amareggiato nessuno. Vi giuro che la prossima sarà come quella seguente. 








Ne è passata di acqua sotto i ponti. Ho vissuto stabilmente in due città, mi sono innamorata perdutamente di due uomini, mi sono infatuata per un altro, ho cambiato amicizie, ho conosciuto gente nuova che adesso è sparita, ho cambiato pettinatura solo una volta, mi sono laureata, ho cambiato più volte lavoro, ho cambiato idea sulla vita un giorno sì e uno no.

Sull’altezza ho mentito di qualche centimetro, ma chi non l’ha mai fatto? A noi piccoline, quel metro e cinq… proprio non va giù. Anche questa volta mi sono allungata un po’.

La mia nuova tessera è da adulta: è segnata la professione, la residenza non è più quella dei miei genitori, la foto è triste e dovrò rinnovarla nel 2024. 


Ho fatto rapidamente un calcolo ed io nel 2024 avrò 42 anni. Quarantadue, quarantadue, quarantadue. Come un’ossessa, continuavo a ripetere quarantadue.

Non vi nascondo il dolore profondo, la stretta allo stomaco, l’ansia della corsa.


Mi sono bloccata e mi son fatta una promessa: ho dieci lunghissimi anni per realizzare i miei desideri. Oggi ne ho uno che diventa tutti i giorni più forte, mi dà la spinta per credere che se veramente voglio qualcosa forse la otterrò. Chissà, si tratterà solo di un’illusione, di un inganno, di un po’ di zucchero per rendere meno amara la vita.

Io mi impegnerò fino in fondo e se non dovesse essere il desiderio giusto sarà assorbito dalle mille pieghe della vita. Passerà senza accorgermene così come sono passate tante altre situazioni. 


Io, intanto, lo alimento e chissà che un giorno non vi racconti che si è magicamente realizzato.

Incrociate le dita per me?


Grazie mille!


Sophie

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