venerdì 10 maggio 2013

Alla mia Mamma

A scuola disegnavo la mia mamma carica di buste della spesa e altissima. L’ho sempre vista lavorare in modo instancabile: era la prima ad alzarsi e l’ultima ad andare a dormire. Mi ha tirato su come se non fossi stata mai una bambina ma già una donna. Sin da subito, mi ha trasmesso il senso profondo della famiglia, della fatica, della collaborazione, dell’umiltà, del rispetto.
Amava vestirmi di rosa e la domenica mi faceva indossare vestitini che mi rendevano ridicola.
Abbiamo lo stesso naso e lo stesso sguardo. E la stessa fissazione per le scarpe.
Ho lasciato casa subito dopo il liceo per iscrivermi all’università. Ricordo, come fosse questa mattina, le sue lacrime all’aeroporto. Lei stava da una parte, io dall’altra e stavo per volare via. Aveva i suoi grandi occhiali scuri e sapeva che da quel momento sarebbe cambiato tutto.
Il giorno prima della laurea mi scrisse una lettera che conservo ancora nel mio portafoglio. “L’ultimo sforzo e ce l’hai fatta. Scusami se alcune volte ti ho trascurato”, diceva.
Ho riletto quelle parole mille volte. Sono impresse nel mio cuore ma non sono mai riuscita a dirle che non mi sono sentita trascurata una sola volta e che il suo amore silenzioso è stato il mio ricarica batterie in tutti questi anni.
Oggi voglio ringraziarla per esserci stata sempre. Per avere litigato e fatto pace. Per aver raccolto le mie lacrime e averle trasformate in sorrisi. Per avermi fermato sull’orlo del precipizio. Per avermi rimproverato e poi consolato. Per tutti gli abiti, le scarpe e le borse che mi ha comprato. Per avermi nascosto le brutte notizie e informato solo di quelle belle. Per avere letto nei miei occhi la felicità dell’ultimo periodo e averla riletta nello stesso modo nei suoi.
Auguri Mamma, non so se tu oggi sei fiera di me, di quello che sono diventata, ma io, in tante occasioni, sembro te. E di questo sono fiera.
Sophie

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